È da erede della fenomenologia che Heidegger sottolinea la rilevanza esistenziale di una relazione di prossimità che non annulli la distanza di quanto è necessariamente inoggettivabile e inaggirabile: un dio divino. Ciò non dipende dai meriti ascrivibili a qualche prestazione umana, ma dalla potenza di ciò con cui siamo in relazione. Sottolineando la natura aggettivale e predicativa della parola ‘divino’, riferita a quelle forze cui gli umani sono necessariamente rimessi, l’articolo prova a sostenere che ciò valga anche per il Dio biblico, il quale non muore – nemmeno nel tempo dell’estrema secolarizzazione – in quanto è e resta divino. Come JHWH, che dimora in un Tempio di parole.
Parole chiave: Heidegger, prossimità, distanza, divino, Dio biblico
As heir to phenomenology, Heidegger highlights the existential relevance of a relationship of proximity that does not cancel out the distance of what is necessarily unobjectifiable and unavoidable: a divine god. This does not depend on the merits attributable to some human performance, but on the power of what we are related to. Stressing the adjectival and predicative nature of the word 'divine', referring to those forces to which humans are necessarily remitted, the essay tries to argue that this also applies to the biblical God, who does not die ‒ not even in the time of extreme secularization ‒ as He is and remains divine. Like JHWH, who dwells in a Temple of words.
Keywords: Heidegger, proximity, distance, divine, biblical God