Il problema della prossimità e della distanza del divino può essere posto anche al livello del linguaggio. Il problema del dire «Dio» si configura come la ricerca delle condizioni di possibilità di un discorso umano (realizzato con parole mondane) adeguato al mistero divino che intende esprimere. La fede cristiana afferma la relazione di Dio col mondo e, allo stesso tempo, la Sua trascendenza rispetto a esso, attribuendo al linguaggio il compito di portare a espressione entrambi i lati del mistero. La tradizione teologica, reagendo a un antropomorfismo dogmatico che sacrifica il momento della trascendenza, ha inteso il discorso adeguato a Dio attraverso il paradigma della teologia negativa: solo le enunciazioni negative possono essere attribuite al mistero, realizzando così un’eliminazione del linguaggio attraverso il linguaggio stesso. Al medesimo paradigma possono essere ricondotte sia la dottrina dell'analogia entis, sia l'antropomorfismo simbolico elaborato da Kant; entrambe queste soluzioni di tipo analogico, infatti, sacrificano la vicinanza di Dio, esprimendo una «differenza sempre più grande in un'affinità pur tanto grande». Le ricerche di Eberhard Jüngel mostrano una soluzione alternativa: l'analogia fidei come espressione linguistica dell'evento della venuta di Dio al mondo in quanto parola, al di là dell’insufficiente alternativa tra antropomorfismo simbolico (che non consente di parlare di Dio in quanto ‒ als ‒ uomo) e dogmatico ( che Ne parla come – wie ‒ di un uomo).
Parole chiave: E. Jüngel, analogia entis/analogia fidei, antropomorfismo dogmatico / antropomorfismo simbolico, linguaggio teologico, problema del dire «Dio».
The problem of the proximity and of the distance of the divine can also be construed as a matter of language. The problem of saying «God» is configured as the search for the conditions necessary to make human discourse (made using worldly words) possible and appropriate to the divine mystery that it intends to express. Christian faith affirms the relationship of God with the world and, at the same time, His transcendence, attributing to language the task of expressing both sides of the mystery. The theological tradition, reacting to a dogmatic anthropomorphism that sacrifices the transcendental aspect, conveyeda discourse appropriate to God through the paradigm of negative theology: only negative statements can be attributed to the mystery, thus realizing an elimination of language through language itself. Both the doctrine of the analogia entis and the symbolic anthropomorphism elaborated by Kant can be traced back to the same paradigm; indeed, both these analogical solutions sacrifice the proximity of God, expressing an ever increasing difference, eventhough there is so close a similarity. Eberhard Jüngel's research show an alternative solution: the analogia fidei as a linguistic expression of the event of the coming of God to the world as a word, overcoming the inadequate alternative between symbolic anthropomorphism (which does not allow us to speak about God as ‒ als ‒ man) and dogmatic anthropomorphism (which speaks about Him as ‒ wie ‒ a man).
Keywords: E. Jüngel, analogia entis/analogia fidei, dogmatic anthropomorphism/symbolic anthropomorphism, theological language, the problem of saying «God»