Il 18 agosto di quest’anno, in punta di piedi
com’era nel suo stile, se n’è andata Nynfa Bosco. La notizia della sua
dipartita - benché non inattesa per coloro che erano a conoscenza delle
difficili condizioni di salute in cui versava da tempo e che l’avevano
costretta al ritiro nella sua casa di Torino - è giunta improvvisa,
destando il cordoglio e l’unanime rimpianto di tutti coloro che –
colleghi, allievi e amici – avevano imparato ad apprezzarne le grandi
doti di umanità e di cultura e le volevano bene.
«Filosofia e Teologia» avrà modo di ricordarne
degnamente l’opera e l’impegno in uno dei prossimi fascicoli. Ma non
possiamo licenziare questo numero, il primo dopo la sua scomparsa,
senza dire dello speciale debito di riconoscenza che la rivista ha
verso di lei. Il nome di Nynfa Bosco è inestricabilmente legato alla
sua storia. Insieme a Giuseppe Zarone, Andrea Milano, Giovanni Ferretti
e Filippo Costa, fu nel gruppo di studiosi che, con una buona dose di
coraggio ma anche con avvertita consapevolezza delle nuove esigenze che
si ponevano alla ricerca filosofica e teologica, nonché degli spazi e
delle opportunità che si aprivano nell’orizzonte culturale italiano,
progettarono e fondarono la prima rivista non confessionale di
filosofia e teologia nella storia del nostro Paese. Da allora e per
tanti anni, finché ne ha avuto le forze, Nynfa Bosco ha dato un
contributo fondamentale alla direzione della rivista, recandole
l’apporto di una progettualità sempre nutrita di robusta cultura
filosofica e teologica, di originalità e di freschezza di idee, di
lungimiranza e di ampiezza di orizzonti e, insieme, quello di
un’operosità costante ed instancabile che faceva della sua presenza e
del suo impegno un punto di riferimento sicuro. Chi torni a sfogliare
le pagine della rivista non farà fatica a riconoscere, pur nella
ricchezza e nella pluralità e nella varietà delle voci che vi hanno
trovato espressione, la continuità e il segno inconfondibile della sua
presenza e della sua limpida scrittura. Chi, invece, ha avuto la
singolare ventura di partecipare in prima persona alla vita della
rivista e, in particolare, all’attività della sua Direzione e della sua
redazione nordoccidentale, conserverà per sempre grata memoria della
finezza, della ricchezza e della chiarezza di idee, dell’equilibrio,
della signorilità e, non da ultimo, dell’amicizia sempre discreta di
Nynfa Bosco.
Nynfa Bosco è nata a Torino il 15 novembre 1929 e ha avuto una
formazione culturale di carattere europeo, rara a quei tempi, che le ha
facilitato in seguito intensi rapporti culturali internazionali.
Laureatasi all’Università di Torino con Augusto Guzzo, insegnò per un
periodo di tempo al liceo statale di Aosta, dove ebbe tanti allievi che
le rimasero sempre affezionatissimi. Percorse in seguito la carriera
accademica soprattutto nell’Università di Torino ove, dopo una
parentesi all’Università di Chieti, ha insegnato per lunghi anni
Filosofia della religione e Filosofia morale, formando alla ricerca
filosofica, con dedizione, passione e disinteresse, schiere di allievi.
Nei suoi studi si è occupata soprattutto di filosofia contemporanea
americana e russa, con particolare attenzione alle tematiche religiose.
I numerosi scritti che ci ha lasciato, segno di grande impegno nel
lavoro culturale e di autentica passione filosofica, denotano vasti
interessi, che spaziano dalla filosofia antica ai teologi
contemporanei. In attesa di poter pubblicare una bibliografia completa
delle sue opere, ci limitiamo a ricordare qui quelle che maggiormente
vi spiccano: Il realismo critico di Giorgio Santayana (1954), La
filosofia prammatica di C. S. Peirce (1959, 19772), Idea e concezione
della giustizia nelle civiltà occidentali. I. L’antichità (1968,
19832), Il pensiero teologico di D. Bonhoeffer (1970), Paul Tillich tra
filosofia e teologia (1974), D. Bonhoeffer a trentanni dalla morte
(1975), Il gioco, la festa e la fantasia (1982), Invito al pensiero di
George Santayana (1987), L’Europa e il suo oriente. La spiritualità del
cristianesimo orientale (1993), D. Bonhoeffer. Un'etica cristiana della
responsabilità per laici e credenti (1995), Vladimir Solov’ëv.
Ripensare il cristianesimo (1999), Vladimir Solov’ëv. Invito alla
lettura (2001), Il cristianesimo orientale (2004), Vladimir Solov'ev.
Cristianesimo e modernità (2005). Ha curato l’edizione italiana di
opere di autori americani come A. N. Whitehead, G. Santayana, C. S.
Peirce e russi come V. Solov’ëv, F. Fëdorov. Ha collaborato
all’Enciclopedia filosofica, al Dizionario teologico internazionale,
all’Enciclopedia Garzanti di Filosofia. Oltre che della direzione della
nostra rivista, ha fatto parte del comitato di direzione della rivista
torinese «Filosofia».