Il saggio vuole affrontare la questione teologica del giudizio finale di Dio, che nella tradizione si è come sdoppiato in un giudizio universale e uno individuale, cercando di superare la prospettiva giuridica in cui generalmente viene pensato. Due testi segnano la riflessione: come punto di partenza Mt 25,31-46, con il familiare racconto del giudizio finale con la separazione delle pecore dai capri, e come punto di arrivo Gv 8,3-11, con l’incontro di Gesù con la donna adultera che gli scribi e i farisei volevano lapidare. Nel cammino che così prende forma un momento decisivo è rappresentato dalla proposta di una risposta alla delicata domanda sul rapporto tra la giustizia e la misericordia di Dio, che raccoglie, specie ai nostri tempi, la difficoltà di concepire un Dio padre buono che condanna definitivamente i suoi figli.

The essay intends to face the theological issue of God’s final judgement which in the tradition seems to have split into a universal judgement and an individual one, in an attempt to overcome the juridical perspective commonly used as its framework. Two texts demarcate the reflection: Mt 25,31-46, the well known story of the final judgment with the separation of sheep from goats, as the starting point, and Gv 8,3-11, Jesus’ meeting the adulterous woman that the Scribes and the Pharisees want to lapidate, as the point of arrival. A crucial moment along this path is the proposal of an answer to the delicate question about the relationship between God’s justice and God’s mercy, which embodies, especially in our times, the difficulty of conceiving God as a good father, who conclusively condemns his children.