Abstract |
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L'idea di un giudizio di Dio da un lato risponde a un'istanza etica di discriminazione del male e affermazione del bene, dall'altro a un'esigenza di senso complessivo del mondo, di un Regno di Dio. Nella Bibbia, nella teologia e nella filosofia è prevalsa di volta in volta una delle due prospettive e si è evidenziata la difficoltà di unificarle. A questa unificazione si avvicinano quelle teologie, come ad esempio quelle di Barth e di Balthasar, che pongono l'accento sul carattere vicario e sulla duplicità dell'opera di Cristo, che è allo stesso tempo di condanna in se stesso di tutta la realtà del peccato e in ciò di salvezza universale. Nel saggio si avanza l'ipotesi che una composizione delle due istanze si possa raggiungere riconoscendo il carattere autodistruttivo del male. Diventa così pensabile l'idea di un Regno di Dio come salvezza di tutto ciò che è degno di essere salvato.
The idea of a judgment of God fulfils the need for an ethical affirmation of good and discrimination against evil on the one hand, while on the other endowing the world, a Kingdom of God, with meaning. Either of these perspectives has alternately prevailed in the Bible, in theology, and in philosophy, highlighting the difficulty inherent in unifying them. Theologies such as those of Barth and of Balthasar emphasise the duplicity and the vicarious character of Christ's work, which is at the same time a condemnation of sin and a universal salvation, have come close to such a union. This paper suggests that a unification of the two perspectives can be achieved by recognising the self-destructive nature of evil. The idea of a Kingdom of God envisaged as the salvation of all that is worth saving becomes thus conceivable.
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