Abstract |
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Muovendo dal frammento benjaminiano su
Capitalismo come religione (1921), l’autore
sostiene che la portata della tesi di Benjamin e
di quelle ad essa affini, che interpretano il
capitalismo come una forma di religione, sia
molto limitata. Egli ritiene che in riferimento
al capitalismo sia necessaria non tanto una
critica della religione quanto una critica di
quella razionalità che produce l’irrazionale,
come nel capitalismo dominato dai mercati
finanziari che, in una sorta di creatio ex
nihilo, genera da un nulla speculativo ricchezza
per pochi e miseria per molti.
Moving from the Benjaminian fragment on
Capitalism as religion (1921) the author
maintains that the range of Benjamin’s thesis or
those close to it, is very restricted. He thinks
that regarding capitalism it may be necessary
not as much a criticism of religion but rather a
criticism of that rationality that produces
irrational as in the capitalism dominated by the
financial markets. The latter, in a sort of
creatio ex nihilo, generates from a speculative
nothing richness for few and misery for many.
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