Abstract |
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Il saggio offre un’analisi di una
delle opere più note di Michael Walzer Esodo
e rivoluzione (1983), nella quale si rinvengono alcune
delle principali teorizzazioni del critico sociale ebreo-americano,
nonché alcuni archetipi della politica occidentale.
Nell’analisi di Walzer l’«esodo»
si configura come un modello, una storia che rende possibile
il racconto di altre storie. La visione dell’autore
ci invita ad “abitare la storia”, non ad abolirla
come preteso dalle visioni apocalittiche e millenaristiche.
Sotto questo profilo, la realizzazione di una «società
migliore» può essere concepita come un progetto
da realizzare attraverso un attivo e intelligente lavoro
politico, attraverso graduali miglioramenti, entro un’«alternanza
tra fasi di accelerazione e fasi di immobilità, tra
regressioni e avanzamenti, tra l’ansia per i risultati
immediati e la preoccupazione di non conseguirli venendo
meno a princìpi ritenuti irrinunciabili».
In Michael Walzer’s Exodus and Revolution
the “exodus” is a model, a story which makes
possible the narration of other stories. The author invites
us to “inhabit” the story, not to “abolish”
it as apocalyptic and millenarian visions claim. From this
point of view, the realization of a “better society”
can be conceived as a project to accomplish through an active
and intelligent political work, gradual improvements, regressions
and advancements, between the anxiety for immediate results
and the worry of not obtaining them, breaking principles
regarded as inalienable. |