FILOSOFIA E TEOLOGIA
Sito ufficiale dell'Associazione Italiana per gli Studi di Filosofia e Teologia (AISFET)
 
Autore  
Aldo MAGRIS
Titolo  
Note preliminari sul concetto di superstizione. Con un omaggio alla memoria di Walter Belardi
Pagine  
495-524
Abstract  

Il lat. super-stitio denotava un sapere allargato sul corso del tempo, verso il futuro o verso il passato, che un veggente ottiene mediante le pratiche della divinazione; il suo equivalente greco era la mantiké, ma esso venne poi associato al gr. deisidaimonía, il timor di Dio, intesa come devozione eccessiva e indecorosa e perciò altrettanto contraria alla corretta religiosità di quanto non fosse l’ateismo. In tal senso la superstizione diventa un concetto negativo aspramente criticato sia dai filosofi antichi sia dai moderni, che all’epoca dell’illuminismo condannano come ‘superstiziosa’ ogni forma religiosa che non si riduca al culto di un “Essere supremo” connotato in termini morali e razionali. Ma la superstizione non è semplicemente un prodotto degenerato della credenza religiosa bensì un meccanismo di difesa intrinseco alla condizione umana, che come tale può presentarsi anche in contesti del tutto secolarizzati. Non è tanto la critica ideologica della religione ma piuttosto l’intervento dello stato che deve impedire o almeno limitare i suoi effetti socialmente pericolosi.

The Latin super-stitio denoted, at its origin, the knowledge (enlarged to the future and past) obtained by a seer through divination practices; its Greek equivalent was mantike. But later superstition was associated to the Greek deisidaimonia, the fear of God intended as an excessive and indecorous devotion opposed, as atheism, to the right piety. Superstitio becomes a negative concept harshly criticized both by ancient and modern philosophers. The Enlightenment condemned as superstitious every form of religion that was not committed to the cult of a Supreme Being connoted in moral and rational terms. But superstition is not only a degenerated product of religious belief; it is a mechanism of defense inherent to the human condition that may occur also in totally secularized contexts. It is the State, and not so much the ideological criticism of religion, that must prevent, or at least restrict its socially dangerous effects.

     
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