Abstract |
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Il saggio intende esplorare la specificità
della "magia ebraica" e ne individua le radici
nel crocevia delle culture mediterranee e mediorentali più
antiche. Miti come quelli di Lilith e del dibbuk, l'uso
magico dell'alfabeto ebraico, amuleti e talismani, pozioni
e portafortuna intercettano i tradizionali principi e i
precetti della fede ebraica, ed interagiscono con essi fino
al giorno d'oggi. Residui di magia nella ritualità
ebraica sono inoltre, secondo gli studiosi (tra cui Gershom
Scholem), la mezuzà e i tefillin (filatteri), tra
i comandamenti più osservati dagli ebrei di tutto
il mondo. Conclude il saggio il racconto di un episodio
emblematico della vita giovanile di Israel ben Eliezer,
il fondatore del chassidismo, che descrive un atto di qabbalà
pratica.
The paper aims to single out the peculiarity of “Jewish
magic” and finds its roots in the cross-road of the
oldest Mediterranean and Middle Eastern cultures. Myths
such as those of Lilith and the dibbuk, the magic use of
the Hebrew alphabet, amulets and talismans, potions and
good luck charms, intercept the traditional principles and
rules of faith and interact with them up to the present.
According to the scholars (among whom Gershom Scholem) the
mezuzà and the tefillin (phylacteries), among the
most observed precepts by the Jews all over the world, are
remains of magic in Jewish rituals. The description of an
act of practical qabbalà performed, in his youth,
from Israel ben Eliezer, the founder of chassidism, closes
the paper.
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