FILOSOFIA E TEOLOGIA
Sito ufficiale dell'Associazione Italiana per gli Studi di Filosofia e Teologia (AISFET)
 
Autore  
Massimo CAMPANINI
Titolo  
Ragione e superstizione nell’Islam classico
Pagine  
622-635
Abstract  

Sebbene l’Islam sia una religione eminentemente razionale, nel senso che, dal punto di vista dogmatico e dottrinale, rifiuta qualsiasi ricorso al mistero e all’ignoto, elementi di superstizione si sono infiltrati soprattutto nella pratica popolare. L’articolo analizza alcuni aspetti di queste ricadute superstiziose, che potrebbero trovar fondamento perfino negli stessi testi sacri, soffermandosi tra le altre cose sulle degenerazioni del sufismo e sul culto dei santi. Teologi fortemente avversi ad ogni superstizione e ciarlataneria, come Ibn Taymiyya e Ibn ‘Abd al-Wahhab, peraltro, non rifiutavano in sé, per esempio, la magia, se non per quanto mette in pericolo il rigore del culto monoteistico. Il limite dove si arresta la credulità popolare e verso cui inclina il freddo ragionare dei dotti è dunque il principio dell’Unicità di Dio, vero pilastro della cultura e del pensiero islamici.

Although Islam is an eminently rational religion, because, from a dogmatic and doctrinal point of view, it rejects every appeal to mystery and to the unknown, elements of superstition have penetrated the popular practices. The paper analyzes some aspects of these superstitious relapses that may ground even in the same sacred texts, dwelling on the degenerations of Sufism and on the cult of saints. Theologians strongly opposed to every superstition and charlatanism, as Ibn Taymiyya e Ibn ‘Abd al-Wahhab who did not refuse magic per se, but the magic that jeopardized the rigor of the monotheistic cult. The limit where people’s credulity stops, and to which the cold thoughts of the learned bend, is the principle of God’s Uniqueness, true pillar of Islamic culture and thought.

     
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