Abstract |
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Utilizzando la Gottesfrage come trait d’union
che lega la fenomenologia dei primi anni Venti alla mistica
dei Beiträge zur Philosophie, l’articolo si propone
di mostrare come al fondo di essa vi sia l’assunzione
di una negatività originaria non tanto logica, quanto
ontologica e perciò esistenziale. Se, nei corsi friburghesi,
tale negatività, ricavata dalla strutturale indisposizione
della vita effettiva rispetto al suo fondamento, si esplicava
nella irrevocabile decisione per una peculiare forma di
ateismo, nella Prolusione del 1929 compare una negatività
che rivela la sua motilità sostanziale, e quindi
la sua consistenza ontologica, nella situazione esperienziale
dell’angoscia; infine, nei Beiträge zur Philosophie,
l’annuncio dell’Ultimo Dio, ormai coincidente
con il Niente, è strettamente congiunto a quel rivolgimento
del pensare che deve compiere il salto per poter giungere
all’origine. Ciò che, in ultima analisi, emerge
dal lavoro è la correlazione tra negatività
ed esperienza del divino, quale motivo dominante della speculazione
heideggeriana.
Using the Gottesfrage as trait d’union between the
phenomenology of the first years of the 1920s and the mysticism
of Beiträge zur Philosophie, the author aims to shows
that at the basis of Heidegger’s phenomenology there
is an original negativity, ontological and existential,
more than logical. If in the Freiburg lectures, this negativity
– derived from the structural unfitness of effective
life in comparison to its foundation – disclosed itself
in the choice of a peculiar form of atheism, in the Prolusion
of 1929 the negativity reveals its substantial dynamism
in the experiential situation of anxiety. At last in the
Beiträge zur Philosophie the announcement of the Last
God, by now coinciding with the Nothing, is tightly linked
to that revolution of thinking that must make a leap to
go back to the origin. In conclusion, the correlation between
negativity and experience of divine is a dominant motive
of the Heideggerian speculation. |