Abstract |
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Il cristianesimo filosofico di Hegel, quale
si delinea nella Fenomenologia dello Spirito, si pone come
erede e come superamento del cristianesimo come religione.
La religione cristiana non realizza il messaggio di Cristo
consegnato in Mt 5, 45, l’universale accoglienza del
Padre che «fa sorgere il sole sui cattivi come sui
buoni, fa piovere sui giusti come sugli empi». La
filosofia cristiana di Hegel non lascia alcun residuo irredento,
nessun resto fuori del Bene universale, dell’amore
che tutto accoglie. Tuttavia c’è da chiedersi
se questo cristianesimo, che porta a compimento l’interpretazione
paolina della parola di Gesù, sia ‘tutto’
il cristianesimo, se cioè esso corrisponda alla Parola
di Gesù: «Non crediate che io sia venuto a
portare la pace sulla terra, non sono venuto a portare la
pace ma la spada…» (Mt 10, 35). Il problema
che Gesù pone costantemente all’umanità,
oggi non meno e non più di ieri, è: come pensare
insieme amore e spada, universale e finitezza, verità
e domanda.
Hegel’s philosophical Christianity, as delineated
in the Phenomenology of Spirit, must be assumed as heir
and as overcoming of Christianity as a religion. Christian
religion does not fulfil Christ’s message delivered
in Matt. 5, 45, the universal acceptance of the Father who
“maketh his sun to rise on the evil and on the good,
and sendeth rain on the just and on the unjust.” Hegel’s
Christian philosophy does not leave any unredeemed residue;
no residue remains outside of the universal Good, of the
love that accepts all. Nevertheless one should ask if this
Christianity, which fulfils the Pauline interpretation of
Christ’s word, may be “all” of Christianity,
that is to say if it corresponds to the Word of Jesus: “Think
not that I am come to send peace on earth; I came not to
send peace, but a sword.” (Matt. 10, 34). The problem
that Jesus poses constantly to mankind, today not less and
not more than in the past, is: how to think together love
and sword, universal and finiteness, truth and question. |