Abstract |
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Alla luce del Prologo giovanneo, sono esposti
i motivi che allontanano il metodo fenomenologico da uno
dei suoi concetti costitutivi, l’intenzionalità.
Non tutto quel che appare ha i tratti dell’esteriorità
ed è qualcosa nel mondo: la vita si rivela solo a
se stessa, senza mostrarsi come esteriorità. La verità
di questa considerazione coincide con la verità cristiana
dell’incarnazione. Sono mostrati, parallelamente alla
critica dell’intenzionalità, i tratti cristiani
che hanno determinato, in opposizione a Husserl, tanto nella
«svolta teologica» della fenomenologia francese
quanto in Heidegger lettore di Paolo e Agostino, il sorgere
di una «fenomenologia dell’inapparente».
In the light of the Prologue of John’s Gospel the
motives are set forth that distance the phenomenological
method from one of its basic concepts – intentionality.
Not all that appears has traits of exteriority and it is
something in the world: life reveals itself only to itself,
without manifesting itself as exteriority. The truth of
this consideration coincides with the Christian truth of
the incarnation. In parallel to the criticism of intentionality
the Christian features are shown that have determined, in
opposition to Husserl, both in the “theological watershed”
of French phenomenology and in Heidegger as reader of Paul
and Augustine, the rise of an “un-apparent phenomenology”. |