Abstract |
|
Il Prologo del Vangelo di Giovanni ha il
suo apice laddove si proclama che “il Verbo si fece
carne”. È una vetta della riflessione cristologica
del Nuovo Testamento che, proprio per questo, custodisce
il mistero del Logos di Dio e dell’uomo nella sua
carne che Egli è diventato. Il saggio propone una
rilettura creativa di alcune importanti pagine della teologia
novecentesca che, proprio sulla scia del mistero contenuto
in nuce nel prologo giovanneo, possono essere rivisitate
come una approfondita meditazione Il prologo della “unità
nella distinzione” di Logos e carne. Si comincia con
il rilevare come l’uomo nella sua carne sia fatto
per il Logos che doveva incarnarsi per passare a considerare,
in un secondo momento, come il Logos, che è anche
il Figlio unigenito del Padre, sia“connaturale”
all’uomo nella sua carne. L’ultima tappa concerne,
infine, la riflessione su alcune conseguenze del fatto che
il Figlio di Dio incarnato non possa tornare alla gloria
che aveva prima di incarnarsi se non con quella carne che
ha liberamente e amorevolmente assunto.
John’s Prologue reaches its apex where it proclaims
that “the Logos became flesh.” This is a summit
of the Christological reflection on the New Testament, which
enshrines the mystery of God’s Logos and of man in
his flesh that He has become. The essay proposes a creative
reading of some important passages of twentieth-century
theology which, following the trail of mystery contained
in nuce in John’s prologue, may be read as an exhaustive
meditation of the “unity in distinction” of
Logos and flesh: Man in his flesh is made for the Logos
and the Logos, only- begotten Son of Father, has the same
nature of man in his flesh. The paper closes with a reflection
on some consequences of the fact that the incarnated Son
of God may return to the glory that He had before being
incarnated only with that flesh which He has freely and
lovingly assumed. |