Abstract |
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La storia delle interpretazioni del cristianesimo
assomiglia a un conflitto di attribuzioni. Data una qualsiasi
“quota” o parte di mondo, posso sempre chiedere:
è carne, o è tenebra? E’ come nel caso
di Guido da Montefeltro (Inferno, XXVII) : San Francesco
tira da una parte, il diavolo tira dall’altra. Dopo
il peccato originale, il mondo potrebbe essere tutto tenebra
(salvo il Cristo). Oppure – viceversa – il mondo
(salvo il Maligno?) potrebbe essere/diventare la carne stessa
gloriosa di Dio, in una sorta di panlogismo cristiano, connotato
o meno escatologicamente. Oppure ancora la verità
sta nel mezzo? Forse. Ma, allora, dove sta il “mezzo”?
L’articolo proietta il «Prologo» sulla
scena del Giudizio (o, viceversa, il Giudizio sulla scena
del «Prologo»), tentando di argomentare come
la differenza di “carne” e “tenebra”
abbia effetti di doppia assegnazione. Forse accade più
sovente come a Buonconte da Montefeltro, figlio di Guido:
anche nel suo caso (destini di famiglia…) l’angelo
tira da un lato, il diavolo tira dall’altra: ma questa
volta è l’angelo che vince (Purgatorio, V).
La doppia assegnazione, per cui ciò che sembrava
“tenebra” si rivela essere “carne”
(o viceversa), è – comunque – un effetto
di «Prologo». Il «Prologo» del resto
non descrive la realtà, la cambia. Tra le altre cose,
cambia il Giudizio.
The history of the interpretations of Christianity resemble
a conflict of attributions. Given any “quota”
or part of the world, I can always ask: is it flesh, or
is it darkness? Projecting the Prologue on the scene of
the Judgement (or vice versa, the Judgement of the scene
of the “Prologue”), the paper tries to set forth
how the difference of “flesh” and “darkness”
has the effect of a double attribution: what seemed “darkness”
reveals itself to be “flesh” (or vice versa),
as an effect of “prologue”. The “Prologue”
moreover does not describe reality; it changes it. Among
other things, it changes the Judgement. |