Abstract |
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Questo testo cerca di esplorare il fenomeno della paura, individuale e collettiva, nell’orizzonte della storia del pensiero cristiano. Dopo una sommaria esplorazione di alcuni scenari dei secoli premoderni, e con l’attenzione rivolta soprattutto alle paure legate a fenomeni naturali, si cerca di focalizzare l’attenzione sul legame tra la percezione cristiana del tempo, come ‘intervallo’ tra ciò che già è accaduto (peccato di origine ed incarnazione del Verbo) e la fine definitiva di questo mondo nell’eschaton ed attitudini di timore motivate dal pensiero del giudizio universale. La letteratura apocalittica, già presente negli scritti biblici sia vetero- che neotestamentari, trova ripresentazioni e rielaborazione durante tutto l’arco della storia del pensiero teologico cristiano. Le credenze legate alle attività di esseri diabolici, in primis attraverso la figura di Satana, rafforza ulteriormente il sentimento collettivo di paura durante i secoli che precedono l’affermarsi della modernità occidentale. Quest’ultima non implica necessariamente un abbandono di attitudini connotate dal timore, bensì una loro trasformazione ed un loro trasferimento in settori della vita diversi. Così la Riforma protestante ha introdotto strategie di consolazione nei confronti delle paure collettive della dannazione eterna, ed al contempo la repressione nei confronti delle diversità confessionali o di gruppi marginali (cf. la ‘caccia alle streghe’) ha provocato nuove paure nell’al di qua. Si notano soprattutto fenomeni di interiorizzazione e di individualizzazione delle paure. Il saggio si conclude con alcune considerazioni attorno agli appelli contemporanei alla paura, cui viene riconosciuta una positiva funzione euristica (Hans Jonas). La riflessione teologica contemporanea sottolinea il ruolo della speranza, antidoto più sicuro della stoica ‘apatheia’ per combattere la paura.
Parole chiave: paura, storia del pensiero cristiano, paura e speranza
The article explores the phenomenon of fear, both individual and collective, within the horizon of the history of Christian thought. After a brief survey of some scenarios of pre-modern centuries, with fear related to natural phenomena in the spotlight, I will focus on the Christian perception of time, understood as an ‘interval’ between what has already happened and the ultimate end of this world in the eschaton. Apocalyptic literature, already present in both the Old and the New Testament, is well represented and reworked throughout the history of Christian theological thought. The beliefs related to the activities of diabolical beings, first and foremost through the figure of Satan, further reinforce the collective feeling of fear during the centuries that precede the establishment of Western modernity. The latter does not necessarily imply an abandonment of attitudes characterized by fear, but rather their transformation and their transference to various sectors of life. Thus the Protestant Reformation introduced strategies to allay collective fears of eternal damnation, while repressing confessional diversities and marginal groups (see the ‘witch hunt’) and caused new fears in everyday life. Special attention is paid to phenomena of internalization and individualization of fears. The article ends with a few considerations about contemporary appeals to fear, which are viewed as having a positive heuristic function (Hans Jonas). Contemporary theological reflection underlines the role of hope, which is a more reliable antidote to fight fear than the Stoic ‘apatheia’.
Keywords: fear, history of Christian thought, fear and hope
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