L’economia moderna si è sviluppata all’interno di un potere giustificato e di una pretesa realizzazione di giustizia sociale (fairness). Nell’attuale capitalismo, basato sulla creatività, il cosiddetto «merito» si realizza solo in un contesto duramente competitivo di continua e progressiva colpevolizzazione: un debito senza fine. Il mito della creatività esercita un potere seduttivo, promettendo uno stile di vita senza (bisogno di) giustificazione. Un’interpretazione di Capitalismo come religione (1921) di Benjamin e di alcuni passi di Così parlo Zarathustra di Nietzsche possono gettare una luce sull’attuale stile di vita creativo/distruttivo del capitalismo, così come sulla debolezza filosofica e politica di alcuni movimenti di resistenza iniziati alla fine degli anni Settanta. Oggi la fine della legittimazione giuridica dell’economia lascia il posto a uno stato di eccezione economico. La proposta è di disattivarlo, insieme con l’obbligo e l’intenzione di essere creativi.

Modern economy has developed within a domain of justified power, purporting to aim to a kind of social justice (fairness). In the current knowledge-creating capitalism, the so-called «merit» realizes itself only in a hard competitive context: fairness is impossible. The myth of creativity exercises a seductive power by promising a lifestyle without (need of) justification. An interpretation of Benjamin’s Capitalism as Religion (1921) and of some passages of Nietzsche’s Thus Spoke Zarathustra may shed light on current creative/destructive capitalistic lifestyle, as well on the philosophical and political weakness of some resistance movements started in the Seventies. Nowadays, the end of the juridical legitimateness of economy is replaced by an economic state of exception. The proposal is to deactivate it, by defusing at the same the compulsion and the ambition to be creative.