Abstract |
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Questo saggio costituisce un sintetico percorso di esplorazione della credenza nell’immortalità dell’anima come evolutasi all’interno del pensiero ebraico dall’età medievale fino ad oggi, passando attraverso la sua crisi, qui semplificata dall’opera di Uriel da Costa (XVII secolo). Tale credenza è dapprima rilanciata in termini filosofici da Moses Mendelssohn, durante l’Haskalà o Illuminismo Ebraico (XVIII secolo) e poi reinterpretata da Franz Rosenzweig nel contesto della Lebensphilosophie all'inizio del XX secolo. Da ultimo, Hans Jonas elabora un’originale difesa dell’idea di mortalità – inclusa, per così dire, la “mortalità dell'anima” – nella prospettiva della sua filosofia della biologia, nel tentativo di valorizzare al meglio il valore unico della libertà umana.
This essay synthetically explores the evolution of the belief in the “immortality of the soul” in Jewish thought, from the Middle Ages, as especially expressed by Moses Maimonides, through the present, including the crisis of this belief as exemplified in Uriel da Costa’s work (XVII century). The belief is first re-launched in philosophical terms by Moses Mendelssohn during the Haskalah – Jewish Enlightenment (XVIII century) – and then re-interpreted by Franz Rosenzweig in the context of the Lebensphilosophie at the beginning of XX century. Finally, Hans Jonas offers an astute defence of the “mortality of the soul” in the perspective of his philosophy of biology with an attempt to better appreciate the unique value of human freedom.
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