Abstract |
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La filosofia delle religioni di stampo
fenomenologico (Söderblom, van der Leeuw ed Otto all’inizio) sottolinea
l’impossibilità di una definizione concettuale di Dio e considera il
sacro come l’oggetto proprio della religione. Il sacro è una realtà
ossimorica, poiché essa è allo stesso tempo opaca e abbagliante, nel
senso che essa sfugge ad una intuizione eidetica oggettivante, bensì è
percepita nel corpo in un modo immediato ed anche sconvolgente. Come
mostra Richard Kearney, a livello del percepire nel corpo la
soggettività lavora sull’Alterità, che è il fenomeno del suo Erlebnis
carnale, attivando operazioni di ermeneutica diacritica grazie al ruolo
dell’immaginazione e sotto la condizione della fiducia nell’Altro per
abitare lo spazio dell’irriducibile distanza fra la soggettività e
l’Alterità.
Phenomenological philosophy of religion
(Söderblom, van der Leeuw and Otto at the beginning) stresses the
impossibility of a conceptual definition of God and considers the
sacred as the very object of religion. The sacred is an oxymoronic
reality, because it is at the same time opaque and glaring, in the
sense that it escapes an eidetic objectifying intuition, but is felt in
the body in an immediate and also upsetting way. As Richard Kearney
shows, on the level of feeling through the body subjectivity works on
the Otherness, which is the phenomenon of its carnal Erlebnis,
activating hermeneutical diacritical operations thanks to the role of
imagination and under the condition of confidence in respect of the
Other in order to move in the space of the irreducible distance between
subjectivity and Otherness.
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