Abstract |
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Il saggio distingue tre componenti del timore esistenziale: la fuga dal minaccioso, il pathos dell'enigmatica condizione umana, l'apertura riverente a un mistero che ci interpella. Su questa base, si tenta poi di focalizzare il significato più prezioso del timor Dei filialis, come vertigine di spiazzamento e di libero abbandono dinanzi all'autorevolezza del Bene che custodisce e orienta il nostro esserci. Ha luogo qui un intreccio di eteronomia e di autonomia che segna in profondità l'esperienza religiosa e forse ogni impegno etico.
This article identifies three components inside existential awe: the escaping tension from a threat, pathos for the enigmatic human condition, and finally a respectful openness toward a mystery that grips us. From this perspective, the article aims to examine the most valuable meaning of the timor Dei filialis, defined as a vertigo of displacement and suspension before the authoritativeness of the Good, which preserves and orients human destiny. This intricate bond between heteronomy and autonomy marks in its essential roots the religious experience, and perhaps all authentic ethical obligations.
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