Abstract |
|
Il timor Dei è rimasto per tanti secoli al crocevia della meditazione biblica, della riflessione etica e dell'esperienza spirituale, sempre sospeso tra rispetto servile e affetto filiale o – nel moderno contesto della critica all'eteronomia e della crisi della teonomia – frainteso come paura. La teologia contemporanea ha tentato di superare questi malintesi, riscoprendo la qualità "critica" di un'antica virtù dal duplice profilo: quello teologale, che l'apparenta alla fede, alla speranza e all'amore, e quello teologico, che aiuta a sapere chi è Dio quando sta in rapporto con l'uomo.
Timor Dei has been for centuries as a road crossing of the biblical meditation, the ethic reflection and the spiritual experience, always between servile respect and filial devotion or – in the modern contest of the criticism to the heteronomy and of the crisis of the theonomy – it has been misunderstood as fear. The contemporary theology has been trying to overcome this misinterpreted, rediscovering the "critical" quality of an ancient virtue with a double face: the theologalis one, that allies it with faith, hope and love, and the theologica one, that helps to know who God is when He is in relationship with the human being.
|