Abstract |
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Il presente contributo indaga la relazione
tra coscienza morale ed esperienza di fede alla luce del
discernimento, elemento essenziale della vita morale e di
quella credente. Questa attività della coscienza
non si configura unicamente come scelta tra bene e male,
orientata dalle norme morali, ma a volte anche come scelta
tra due beni, o come discernimento di ciò che è
meglio per me qui ed ora. A questo punto il discernimento
morale diventa discernimento spirituale con criteri e metodo
di valutazione differenti. In entrambi i casi,tuttavia,
il credente cerca la volontà di Dio da intendersi
non come un destino prefissato e ineluttabile, ma come incontro
tra due libertà, come appello ad una creazione comune.
Due esempi di discernimento, tratti dal Nuovo Testamento
— la decisione di Giuseppe di non ripudiare Maria
e quella di Gesù di guarire un uomo dalla mano paralizzata
in giorno di sabato — aiutano a cogliere l’integrazione
tra la dimensione etica e quella di fede.
This article studies the link between moral conscience
and faith experience through the perspective of discernment.
Moral discernment occurs not only between good and evil,
by a set of moral norms, but also between two goods: discerning
what is better for me here and now. In such a case moral
discernment becomes spiritual discernment. The believer
looks for the will of God beyond fixed norms and destiny,
by means of a living encounter of two freedoms: God’s
sovereignty and human decision. The article examines two
examples of discernment, taken from the New Testament: Jospeph’s
decision not to repudiate Mary and Jesus’ healing
of a man with a withered hand on a Sabbath day. These two
Gospel scenes help us to understand the essential link between
ethics and faith.
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