Abstract |
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La salvezza, nel significato di liberazione
dalla perdizione dipende da un secondo significato, quello
di immunità dalla perdizione, che definisce il divino
e fa da modello di ogni concezione dell’eschaton.
Ma questo secondo significato, che si impone come imprescindibile,
si mostra sempre più connesso con il primo, man mano
che l’interezza, che definisce etimologicamente la
salvezza, si scopre determinata essenzialmente dall’accoglimento
dell’altro. Partendo dall’idea di Natoli di
una «salvezza senza fede», fondamento autentico
di un’etica della finitezza, e appoggiandosi ad alcune
tesi di Ricoeur, si sostiene che la ricerca di una salvezza
‘possibile’, compatibile con la finitezza, implica
un profondo mutamento della concezione del divino, e mai
invece l’abbandono del riferimento ad esso.
Salvation, as freedom from perdition, depends on a second
meaning: “immunity from perdition”, that defines
the divine and provides the pattern for every idea of eschaton.
This second meaning has a tighter connection with the first,
as the wholeness (characterizing etymologically salvation)
discovers to be essentially determined by the reception
of the other. The author, starting from Natoli’s idea
of a “salvation without faith” and supported
by some theses by Ricoeur, maintains that the research of
a ‘possible’ salvation, consistent with finiteness,
involves a radical change of the concept of divine. |