Abstract |
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Il saggio prende in considerazione l’«etica
della finitezza» quale posizione, rappresentativa
della sensibilità contemporanea, che intende valorizzare
l’esserci umano nella sua fragile e preziosa avventura
di responsabilità, prendendo congedo da schemi salvifici
legati sia al paradigma creaturale, sia alle moderne istanze
antropocentriche. Nel tempo attuale, che registra una sorta
di secolarizzazione dalla idea di salvezza, le proposte
dell’etica in oggetto sollecitano un serio confronto
con le linee tradizionali dell’economia della salvezza
di impronta cristiana. Dal confronto emergono profondi aspetti
comuni in ordine alla custodia di un’armonia esistenziale
liberata dallo spirito di possesso, ma vengono fuori anche
aporie e possibili contraddizioni dovute alla maniera in
cui la “misura del limite”, proposta dal pensiero
della finitezza, tende a chiudere in un orizzonte contingentista
l’origine e la destinazione dell’umana esperienza
del bene.
The paper confronts the “ethics of finiteness”
as representative of a contemporary sensibility that dismisses
salvation schemes founded on the creatural paradigm and
the anthropocentric view. In our time, marked by a sort
of secularization of the idea of salvation, the proposals
of an “ethics of finiteness” impose a serious
confrontation with the traditional Christian economy of
salvation. Whereas, both share the care for an existential
harmony free from desire for ownership, the “measure
of limit” tends to close in contingency the origin
and the destination of the human experience of good.
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