Abstract |
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La teologia biblica, intesa come lettura
integrale ed unitaria dei due Testamenti in Cristo, non
si propone come sintesi delle diverse istanze categoriali
e perciò affronta la questione escatologica secondo
un’interpretazione oggettivamente «scritturistica»,
aiutando a riformulare le domande della fede dentro il modo
di sentire biblico. Interessata a cogliere le forme mentali
e le rappresentazioni culturali proprie della speranza cristiana,
com’è tramandata nei testi ispirati, trova
non pertinente l’accostamento della salvezza all’eschaton
com’è presentato dall’attuale dibattito.
La parousía, infatti, è compresa non come
ritorno, come evento conclusivo, ma come uno “stare
presso”, come segno anticipativo e insieme consumativo
del «veniente». La pasqua di Gesù Cristo
sposta dal futuro al presente il punto d’incontro
tra storia e salvezza, rivelando l’escatologia come
potenza autorealizzantesi, già in atto anche se non
ancora perfezionata e conclusa.
Biblical theology, intended as total and unitary reading
of the two Testaments in Christ helps to readdress the questions
of faith within Biblical sensibility, while rejecting the
combination of salvation and eschaton present in the contemporary
debate. Parousía is understood not as return, but
as “being near”, as an anticipated and ultimate
sign of “God Who comes”. Jesus Christ’s
Easter moves the meeting point between history and salvation
from future to present, showing escathology as power realizing
itself, already in action if not yet perfected and accomplished.
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