Abstract |
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Partendo dalla constatazione
che l'eclissi della colpa nel mondo odierno denota una flessione
del senso di colpa dalla prima persona (che viceversa è
il cardine istitutivo del senso di colpa, come si sostiene)
alla terza persona, l'Autore argomenta l'assunto secondo
cui la colpa è un vissuto del legame che mi vincola
all'altro (in prima persona) e che vincola l'altro a me
(in terza persona). Svolgendo questo assunto l'Autore evidenzia
le stratificazioni del vissuto della colpa; esso comporta
una dipendenza radicale (che si dirama fin nelle profondità
dell'esperienza del numinoso), un confine di cui è
segnacolo il pudore (vichianamente inteso come costitutivo
delle civiltà umane), e una forza riconducibile alla
potenza ancipite (di attrazione e di repulsione) del sacro.
La colpa viene quindi ricondotta al cardine della persona,
la quale a sua volta è intesa come costituita da
una relazionalità, che si incentra sulla unicità
dell'atto di esistere e si dirama in una profondità
di possibili. Di qui il confronto con due modelli teoretici
che riconducono rispettivamente alla terza persona (ipostasi
del soggetto logico-linguistico) e al patico (la cui intenzionalità
risulta aliena dallo sguardo conoscitivo). In altenativa
l'Autore indaga sull'esperienza del dolore, la quale riconduce
al vissuto della colpa quale vissuto della dipendenza e
del legame.
Starting off with the statement that the
eclipse of guilt in today’s world denotes that the
sense of guilt is inflected from the first to the third
person (whereas the sense of guilt pivots on the first person),
the A. maintains that guilt is a lived feeling of the bond
tying me to the other (first person) and the other to me
(third person). Arguing this assumption he highlights the
layers of such a lived feeling; it involves a radical dependence
(that branches out into the deepness of the experience of
the numinous), a boundary whose mark is modesty (according
to Vico a constitutive element of human civilization), a
force that goes back to a double-sided power (attracting
and repelling) of the sacred. Guilt is then brought back
to pivot on the person, which in its turn is understood
as constituted by a relationship centred upon uniqueness
(of an act of being) and breaching out into transfinite
possibilities. Hence the comparison of two theoretical models
both connected to the “third person” (a hypostasis
of the logic-linguistic subject) and to the “pathetic”
(the intentionality of which is alien to knowing insight).
As alternative model the A. investigates the experience
of sorrow that leads back to the lived feeling of guilt
as feeling of bond and dependence.
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