Abstract |
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Crisi del cristianesimo come crisi d’un
vincitore che ha dominato la storia. Pieno di meriti dunque,
ma anche delle colpe d’ogni vincitore nella storia.
La “crisi” di cui si parla chiama in giudizio
il cristianesimo, a rispondere del suo destino, della sua
ambivalenza fondamentale. La croce o la gloria? I testi
dell’annuncio contengono i due momenti e li legano
nel rapporto del sacrificio di espiazione con la ricompensa
che si guadagna. Quale Dio è il Dio di questo sacrificio?
E quale Dio il Cristo che risorge? Se i misteri della fede
racchiudono la promessa della vittoria sul mondo del Dio
onnipotente che trionfa della morte, cosa resta della croce
del Cristo? Essa diventa l’espressione simbolica del
grande scongiuro di cui l’umanità occidentale
si è munita nei confronti della morte. E la carità
diventa la maschera d’una volontà di vita che
si nasconde dietro il sacrificio del Cristo e il mito della
sua resurrezione.
Crisis of Christianity as crisis of a victor who has dominated
history. Hence full of merits, but also full of the guilt
of every victor in history. This ‘crisis’ calls
Christianity to account for its destiny, for its fundamental
ambivalence: cross or glory? The Gospels contain both the
moments and join them in the relation between expiatory
sacrifice and reward. Which God is the God of this sacrifice?
And which God is Christ who rises again? If the mysteries
of faith promise the victory over the world of the omnipotent
God who overcomes death, what remains of Christ’s
cross? It becomes the symbolic expression of the great exorcism
that Western humanity opposes to death. And charity becomes
the mask of a will to life that hides itself behind Christ’s
sacrifice and the myth of his Resurrection. |