L’articolo analizza il tema della relazione tra distanza del divino e prossimità dell’altro nel pensiero di Emmanuel Levinas, con particolare riferimento alla concezione della soggettività proposta in Autrement qu’être. Levinas pone l’accento sulla distanza e persino sull’assenza del divino, o del Bene, che tuttavia ha da sempre convocato il soggetto alla responsabilità. In tale concezione, l’Infinito o Dio è «trascendente fino all’assenza», ma pur nell’assenza lascia una «traccia» che è inscritta nell’interiorità del soggetto, e che lo rende costitutivamente responsabile. Per Levinas l’io si approssima all’Infinito nella misura in cui si rivolge all’altro, ed è proprio questa l’unica possibile prossimità del divino.
Parole chiave: Levinas, distanza del divino e prossimità dell’altro
The article analyzes the topic of the relationship between the distance of the divine and the proximity of the other in the thought of Emmanuel Levinas, with particular focus on the conception of subjectivity proposed in Otherwise than Being. Levinas emphasizes the distance and even the absence of the divine, of the Good, which, however, has always called the subject to responsibility. In this conception, the Infinite, or God, is «transcendent to the point of absence» but, even if absent, the Infinite leaves a «trace» that is inscribed in the interiority of the subject, and that makes her constitutively responsible. For Levinas, the ego approaches the Infinite in the measure in which it addresses the other, and it is precisely this proximity that is the only possible proximity of the divine.
Keywords: Levinas, distance of divine and proximity of the Other