Abstract |
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L’immagine del “frutto proibito” costituisce un enigma che da sempre attanaglia i lettori del Genesi. Secondo la teologia contemporanea, “l’albero della conoscenza del bene e del male” è inteso simbolicamente nel contesto del racconto biblico della caduta dell’essere umano. Pertanto, il “frutto” (e l’averne mangiato) è identificato con il peccato originale e la sua essenza viene ricondotta all’interno dell’ambito teologico morale, in quanto si è portati a connettere il simbolismo del “frutto” con la dimensione morale della condotta umana. Si rischia tuttavia così di perdere tutta la complessità e la profondità del simbolismo del “frutto”, tralasciando la sua dimensione antropologica e assiologica a spese di quella meramente teologica. Il presente contributo, attraverso gli strumenti dell’ermeneutica e della filosofia biblica, si propone di interpretare i primi capitoli del Genesi cercando di riportare alla luce il significato profondo e universale della simbologia del “frutto”.
The question hiding under the term the «forbidden fruit» has probably pervaded readers of the Book of Genesis since its inception. In contemporary theological interpretation the fruit of «the tree of knowledge of good and evil» is understood symbolically in the context of the biblical story of the fall of human being. Therefore, the «fruit» (and its consumption) is identified with the original sin. In addition, the strictly theological proposal of understanding the «fruit» is maintained in the mainstream of moral theology, because it directs the symbolism of the «fruit» to the moral dimension of human behavior. It seems that these aspects constitute a restriction of depth and complexity to simplify the symbolism of the «fruit», which refers also to its anthropological and axiological (and not only theological) essence. This article is an attempt to interpret the early chapters of the Book of Genesisby seeking, through hermeneutic and biblical philosophy, deep and universal meanings of the Genesis «fruit» symbol.
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