FILOSOFIA E TEOLOGIA
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Autore   Martino DONI
Titolo   La parola al limite. Dal grido alla preghiera/ Speech at its own limit: from the cry to the prayer
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Abstract  

Questo contributo si propone di indagare la funzione fenomenologica del linguaggio a partire dalla sua emersione ontogenetica per arrivare alla sua dimensione teologica. Per funzione fenomenologica si intende la risposta alla domanda: Perché parliamo. Non si tratta dunque di una questione definitoria o metafisica, ma innanzitutto e per lo più di una questione etica, nel senso dell’ethos, dell’abito che caratterizza l’essere umano. La condizione paradossale del linguaggio consiste nel suo essere al tempo stesso strumento principale, oggetto privilegiato e limite estremo del pensiero. Per questo tale oggetto è indagato innanzitutto nel suo presentarsi nella condizione primaria, come mezzo comunicativo nella primissima infanzia, secondo gli schemi sensomotori che ne costituiscono la materia elementare; in seguito se ne studiano le condizioni psico-sociali, secondo una teoria dei bisogni divenuta classica, di cui peraltro si propone una critica radicale; infine si propone una prospettiva teologica, secondo la quale il concetto di salvezza può contribuire a delineare il limite della parola, secondo uno schema fenomenologico che comprenda la pratica della preghiera come esperienza esemplare. La testimonianza di due figure importanti del cristianesimo, infatti, consente di comprendere come, da un lato, lo schematismo classico dei bisogni infrange sul sentimento di ardente tensione che caratterizza l’esperienza di fede; e come, dall’altro, la preghiera sia innanzitutto apertura dialogale verso un altro che, pur nel suo silenzio, interloquisce e, proprio in virtù del suo silenzio, lascia essere la parola.

This paper intends to study the phenomenological function of speech, starting from its own ontogenetic emergence, finishing to its own theological nature. ‘Phenomenological function’ here means the answer to the question: Why do we talk? It is not then a question about definition, nor a metaphysical topic, as «what is language?», «what is word?» and so on; instead, it is an ethical question, concerning ‘ethos’, e.g. examining the typical habit of human being. The paradoxical condition of speech and language consists in its own being at one, principal tool, privileged object, and extreme limit of thinking. This object is thus first examined in its self-showing in the primary condition, as instrument of communication in the most early childhood, on the sensorimotor schemata that constitute its elementary material; then, psycho-social conditions will be taken in account, following the well-known theory of needs, which will become object of a radical critic; finally a theological view will be proposed, that shows how the notion of salvation can help to define the limit of speech, within a phenomenological pattern that finds prayer as exemplar experience. Two important testimonies coming from history of Christianity contribute to understand how the classical schematism of needs does not satisfy the deep emotion of a devotional experience; and, what is more, how prayer is first of all dialogical opening to an Other who, in his own silence, joins in a paradoxical conversation and, only thanks to his silence, lets the speech be.

     
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