Abstract |
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La riflessione che intendiamo sviluppare in questo intervento è considerare il simbolismo del pane condiviso a livello teologico-rituale, con la consapevolezza che nella comunione all’unico pane eucaristico si realizza l’unità con Dio senza saturare la sua differenza, il suo mistero avvolto nei secoli. Si potrebbe avallare la tesi che la verità dell’Eucaristia è “mangiare Dio”, secondo il titolo del libro di Jan Kott sul sacrificio antico delle menadi votate a Dioniso. Non sfugge infatti che nel mangiare l’unico pane della nuova alleanza si ricupera l’intenzione antica del sacrificio e si giustifica una diversa prassi rituale fortemente legata al corpo. Il materialismo dell’ostia in passato non era riferito al mangiare ma alla trasformazione sostanziale per un miracolo concesso da Dio al suo popolo per la devozione e il culto spirituale. Si assisteva alla transustanziazione con timore e tremore per l’azione miracolosa di Dio e ci si inginocchiava davanti all’ostia consacrata in adorazione, ma il mangiare era secondario. La crisi sacrificale del tardo impero romano toccò sicuramente la religione pagana, ma non risparmiò neppure il cristianesimo sia sull’aspetto cruento e insano delle immolazioni antiche, sia sulla prassi rituale della commensalità eucaristica. Oggi si assiste ad un ripensamento teologico della problematica perché è superato il dualismo tra culto esteriore e culto interiore e l’atto del mangiare eucaristico ritorna ad essere la massima espressione della comunione umano-divina.
This article aims to consider the symbolism of sharing the bread on a theological and ritual level. It moves from the awareness that in the communion with the Eucharistic bread the unity with God can be reached without disclosing His difference and His mystery shrouded over the centuries. This could support the thesis that the truth of the Eucharist (Holy Communion) is actually "to eat God", following a famous book by Jan Kott on the ancient sacrifice performed by the followers of Dionysus. Indeed, the act of eating the only bread of the New Covenant connects to the ancient idea of sacrifice and justifies at the same time a different ritual practice closely linked to the body. In the past, the materialism of the host was not referred to the act of eating, but to the substantial transformation due to a miracle granted by God to His people for their devotion and spiritual worship. Transubstantiation was witnessed with fear and thrill for the miraculous action of God and people knelt in adoration before the consecrated host. The act of eating was of minor importance. The sacrificial crisis of the late Roman Empire that certainly affected the pagan religion touched nevertheless also Christianity, in particular concerning both the cruel and insane aspects of ancient immolations and the ritual practice of the Eucharist meal. Today a reconsideration of the theological problem occurs due to the fact that the dualism between external and internal worship has been overcome, and the act of the Eucharistic eating can reemerge as ultimate expression of the communion between the human and the divine.
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