Abstract |
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La riflessione dell’estetica sull’eccedenza simbolica del cibo configura una vera e propria teoria della sensibilità, la quale si raccoglie intorno al concetto di gusto, insieme concetto e senso corporeo. Ripercorrere la storia dell’idea estetica di gusto, come avviene in questo contributo, significa ricostruire i nessi che si istituiscono tra il piacere del palato e quelli della mente, oltre che analizzare la nascita travagliata della cultura moderna. Infatti, nella cultura europea, a partire dal Settecento, si esplora la nozione di gusto recuperando nuove dimensioni di corporeità stimolate dalla riconosciuta complessità dell’esperienza sensibile. Seppur parzialmente depauperata, dopo il decisivo contributo di Kant, della sua funzione mediatrice nel rapporto espressivo instauratosi fra natura e ragione, la forza simbolica del gusto può ancora essere indagata come modalità di un’esperienza simpatetica col mondo della vita.
The reflection of aesthetics on the symbolic richness of food gives shape to a theory of sensibility that deals with the notion of taste, intended both as a concept and as corporeal sense. This article recollects the history of the aesthetic idea of taste by reflecting on the relations between the pleasures of palate and those of the mind, and at the same time by analyzing the difficult path toward the birth of modern culture. In European culture, starting from the beginning of XVIII Century, the notion of taste has been explored by gaining new corporeal dimensions generated by the complexity of sensorial experience. Although partially impoverished – after Kant’s decisive contribution – from its connecting function in the relation between nature and reason, the symbolic power of taste can still be analyzed as modality of a sympathetic experience within the lifeworld (Lebenswelt).
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