Abstract |
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L'esclusione del soggetto dal sapere scientifico ha fatto il suo tempo. Il contributo offre una discussione sul rapporto materia/mente e sull'interazione tra fenomenologia e neuroscienze a proposito del corpo vivo, dell'empatia, delle teorie dell'embodiment. Le questioni proposte sono pensate in forma interrogativa: come leggere la stratificazione del «vivente» nei suoi diversi livelli di organizzazione mondana, materiale e formale? È possibile indagare la complessità dell'essere umano, senza ridurla? Nell'avanzare post-moderno del prefisso neuro-, quale disciplina ha più di altre le «carte in regola» per assolvere il compito dell'analisi soggettivo-qualitativa? Come si configura, oggi, la questione della naturalizzazione della coscienza? Si conclude che in più di un senso la fenomenologia costituisce l'«oltre» delle neuroscienze, con l'attenzione rivolta al «come» qualitativo dell'esperienza in prima persona e con la distinzione tra il terreno d'indagine sub-personale, inconscio, automatico, e quello personale, la cui legalità è la motivazione.
The exclusion of subject from the scientific knowledge has had its day. This paper discusses the matter/mind relation and the interaction between phenomenology and neurosciences regarding the living body, the empathy and the theories of the embodiment. The questions proposed are the following: how to interpret the stratification of the «living being» in its different levels of earthly, material and formal organization? Is it possible to investigate the complexity of the human being without oversimplifying it? What discipline has today more than the others the right credential to accomplish the task of the subjective-qualitative analysis? How does the question of the naturalization of consciousness emerge today? The author comes to the conclusion that phenomenology, for many aspects, is the 'beyond' of neurosciences, with the distinction between the sub-personal, unconscious, automatic field of investigation and the personal one, based on motivation.
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