Abstract |
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Il fine del presente articolo è
quello di descrivere da un punto di vista fenomenologico
le complesse relazioni che si instaurano tra il futuro,
il passato e il presente all’interno di un’esperienza
specifica: la preghiera che sorge dalla disperazione nel
contesto della religione cristiana. Il punto di partenza
del presente saggio è costituito dalla definizione
di Dio data Kierkegaard: “Dio è che tutto è
possibile e che tutto è possibile, è Dio”.
Una volta stabilito che la preghiera cristiana presuppone
Dio come “che tutto è possibile”, preciseremo
le diverse forme di diacronia che caratterizzano il modo
in cui il credente si rivolge a Dio. In questo contesto
mostreremo anche come la preghiera che sorge dalla disperazione
presenti una tensione tra due istanze contrapposte. Da una
parte nella preghiera si manifesta una fiducia incondizionata
a Chi ci ascolta: La fede si fonda su un credere ad un futuro
che paradossalmente deve essere già considerato passato
per poter avvenire.
The aim of the paper is to describe from a phenomenological
point of view the relations among future, past and present
inside a particular experience: the prayer which arises
from despair in Christian religion. The starting point is
Kierkegaard’s definition of God: “God is every
thing possible”. The paper shows the different diachronic
forms of the way the believer addresses God. The prayer,
which arises from despair, is in tension between two opposite
instances. On one hand the unconditional faith in He Who
listens: What things whosoever ye desire (…) believe
that ye receive them, and yes shall have them (faith grounds
itself in a future, given as past, in order to happen).
On the other, the opposite condition, expressed in the words:
“Nevertheless not my will, but thine, be done”. |