Abstract |
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A partire dalla domanda di Michel de Certeau
sulla pensabilità e plausibilità del cristianesimo,
ogni volta che una situazione culturale cambia, ci si interroga
su come sia possibile per il cristianesimo stessa avere
un corpo, cioè come si attui la toccabilità,
la vivibilità, la sperimentabilità di una
esperienza credente nella particolarità storica di
un qui ed ora, di un esserci al mondo, allo spazio e al
tempo. Il percorso è articolato in tre punti. Il
primo presenta la questione di partenza di Michel de Certeau,
la chiarificazione di come, dove e perchè sia storicamente
accaduto che il sistema autoevidente di corporalizzazione
del cristianesimo sia andato in frantumi; ciò ci
porta, nel secondo punto, a quell’evento originario
del cristianesimo in cui la corporalità è
necessaria, ma è perduta fin dall’inzio, nell’assenza
del cadavere di Gesù “perduto” nella
risurrezione. Si esamina poi nel terzo punto una breve appendice
più costruttiva, sulla possibilità ecclesiale
di essere/fare un corpo per l’assente, attraverso
il rapporto tra scrittura e corpo, in cui l’opera
da compiere oggi sarebbe dunque questa: insinuare in ogni
corpo, in qualsiasi corpo, la sua perdita, sulla misura
del rapporto tra Gesù vivente e Cristo glorioso separati
dalla morte. Si tratta dunque di accettare la sfida del
fatto che non possiamo esser più “naturalmente”
cristiani e che il fondamentale dell’esperienza cristiana,
l’incontro con Gesù il Cristo, deve poter ancora
essere possibile attraverso il suo corpo visibile, una chiesa
che sia ancora chiesa.
The A., starting from the question of Michel de Certeau
on the intelligibility and credibility of Christianity every
time the cultural situation changes, questions how Christianity
itself may have a body. The argument is articulated in three
points: the first presents Michel de Certeau’s starting
question: where and why the self-evident system of corporality
of Christianity has broken into slivers; the second examines
the original event of Christianity in which corporeity is
necessary but lost from the beginning in the absence of
Jesus’ cadaver «lost» in resurrection.
The third affronts the ecclesiastical possibility to be/make
a body for the absent. The challenge must be accepted that
we can no longer be «naturally» and that the
fundamental Christian experience, the encounter with Jesus,
must be still possible through his visible body, a church
that still may be a church. |