Abstract |
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Nel rifiuto del corpo casualmente concepito
si cela il rigetto dell’indisponibilità del
principio, analogamente, nel rifiuto di una corporeità
casualmente esposta alla sua dissoluzione è implicito
il rigetto di un senso della vita intesa come indisponibile.
Diversamente, assumere la vita come indisponibile significa
sottrarla alla logica del limite, della determinazione e
della demarcazione. Rifiutando la vita come indisponibile,
la configuriamo nel suo limite, inteso quale orizzonte di
riconfigurazione eticamente e politicamente deciso. Nella
lotta per il riconoscimento del potere di decidere delle
possibilità e dei limiti del godimento, l’orizzonte
fantasmatico entro cui si definisce il limite e il potere
delle scelte relative alle determinazione dei corpi è
quello disegnato dalle biotecnologie che annunciano la possibilità
di affrancarsi dalla finitezza perdendo così la capacità
di cogliere la vita come inesauribile eccedenza rispetto
al dato.
In the refusal of the body casually conceived, the rejection
of the unavailability of the principle hides itself; similarly,
in the refusal of the corporeity casually exposed to its
own dissolution, the rejection of the meaning of life perceived
as unavailable is implicit. In a different way, to assume
life as unavailable means to subtract it from the logic
of limit, determination, and demarcation, while refusing
its unavailability means to enclose life in an ethically
and politically fixed limit. In the struggle for recognition
of the decision-making power on the possibilities and limits
of pleasure, the phantasmal horizon, within which the power
of the choices relative to the determination of the bodies
defines itself, is that of the biotechnologies which foretell
the possibility to escape the finiteness, hence losing the
capacity to grasp life as inexhaustible excess with respect
to the datum. |