Il saggio propone un confronto critico
tra due tesi centrali nel dibattito etico e bioetico sull’ingegneria
genetica applicata all’uomo: l’ipotesi di J.
Habermas che sottolinea come un utilizzo diffuso delle biotecnologie
comprometterebbe la simmetria intergenerazionale degli agenti
morali e quindi la autocomprensione etica del genere e la
proposta dei bioeticisti liberali anglosassoni di considerare
le tecnologie genetiche nel segno di un ampliamento delle
libertà da regolare in base al principio di giustizia.
This paper proposes a critical comparison between two central
theses of the ethical and theological debate on genetic
engineering as applied to man: the hypothesis of Habermas
who underlines how a widespread utilization of biotechnologies
would compromise the intergenerational symmetry of the moral
agents and therefore the ethical self-comprehension, and
the liberal Anglo-Saxon bio-ethicists’ proposal of
considering genetic technologies in the perspective of a
widening of freedoms which must be regulated by principles
of justice. |