Abstract |
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Nel contesto di una transdisciplinarietà,
che mette in circolo virtuoso gli aspetti prospettici di
ogni ricerca, l’articolo esplora l’apporto della
teologia nel ripensare la trascendenza a partire dal corpo
ed il corpo a partire dalla trascendenza. Rivisitando il
lessico antropologico della Scrittura e della filosofia
greca, emerge che nella Bibbia viene affermato il corpo
ma senza la trascendenza (esperita piuttosto nel volgersi
gratuito di Dio), mentre nel mondo greco viene affermata
la trascendenza senza il corpo, in direzione del logos.
Viene proposta, pertanto, l’incarnazione (il Logos-che-si
fa-carne) in quanto evento che dà da ri-pensare l’esistenza
umana; prendendo il via dall’esperienza dell’autotrascendimento
del corpo, così come viene sperimentato nella maternità,
viene istituita una circolarità indissolubile fra
l’avvenimento umano del corpo come dono, l’esistenza
divina di Gesù come corpo-dato-per e l’articolazione
celebrativa della trascendenza nella corporeità del
rito.
In the context of an interdisciplinary approach, this article
explores theology’s contribution in rethinking transcendence
in the light of the body and the body in the light of transcendence.
Revisiting the anthropological lexicon of Scripture and
Greek philosophy, it emerges that the Bible affirms the
body but without transcendence, while the Greek world affirms
transcendence without body, moving in the direction of logos.
Incarnation is proposed as the event that consents rethinking
human existence; and in the light of the experience of maternity
it establishes the indissoluble circularity among the human
event of body as gift, Jesus’ divine existence as
body-given-for, and the celebratory articulation of transcendence
in the materiality of ritual. |