Abstract |
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L’evento dell’incarnazione
di Dio - Verbum caro factum est - offre una nuova
e peculiare modalità di coniugare corpo e trascendenza.
Dopo una rivisitazione dei presupposti antropologici della
concezione platonica e aristotelica, viene presentata la
particolarità dell’antropologia biblica in
riferimento alla distinzione carne-corpo, anima-spirito.
A fondamento della differente concezione biblica del corpo
troviamo un’idea di Dio radicalmente diversa da quella
greca. Se Dio non si contraddice ma propriamente si dice
nell’umano, vuol dire che corpo e trascendenza non
vanno concepiti in maniera contraddittoria. Per la rivelazione
cristiana, infatti, Dio si dice propriamente nella carne.
Nei racconti evangelici, specialmente nella passione e nella
resurrezione di Gesù dai morti, ritroviamo la centralità
che ha il corpo di Gesù nel mistero della salvezza
e come diventi essenziale il corpo nella visione antropologica
della visione dogmatica della Chiesa. Ciò richiede
una comprensione del rapporto tra corpo e trascendenza alla
luce di una fenomenologia del dono e della comunicazione.
Se il Verbo si è fatto carne, affinché la
carne divenisse parola e comunicabile ad ogni uomo, nella
carne di Gesù ogni corpo è chiamato a divenire
dicibile: donandosi per altri. “Chi mangia la mia
carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui”
(Gv 6,56-57).
The event of God’s incarnation – Verbum
caro factum est – offers a new and peculiar way
of conjugating body and transcendence. At the basis of the
Biblical notion of the body we find an idea of God thoroughly
different from the Greek one. If God does not contradict
Himself, but asserts Himself really in the human, body and
transcendence must not be conceived in a contradictory way.
For Christian revelation God asserts Himself in the flesh.
So the body/transcendence relationship must be revisited
in the light of a phenomenology of gift and communication.
If Word has become flesh, in order that body can become
word, communicable to every man, in Jesus’ flesh each
body is called to become speakable, giving itself for others.
“He that eateth my flesh, and drinketh my blood, dwelleth
in me, and I in him” (John 6, 56). |