Filosofia e Teologia XXXVII, 1 (2023), Kenosis. Autosvuotarsi e incarnarsi del divino, pp. 101-114
Prendendo le mosse dal Libro de la vida di Teresa d’Avila, l’articolo si propone di indagare in che modo l’opera teresiana decostruisca la nozione classica di “autobiografia” erodendone i presupposti teorici. Più precisamente, si mostrerà che, radicalizzando la logica kenotico-carismatica dispiegata dall’Epistola ai Galati di Paolo di Tarso attraverso la mediazione decisiva delle Confessioni di Agostino d’Ippona, l’opera teresiana si struttura come eterobiografia ambigua, capace di mettere in questione l’autorità ecclesiastica dei letrados confessando la propria vita come incomprensibile dono della grazia divina. La dottrina dell’humildad, fondamento dell’orazione teresiana, si rivelerà essere la traccia del kenotico svuotarsi di Teresa, espropriata dall’estraneità di un volere totalmente altro.
Taking as a basis Teresa of Avila’s Libro de la vida, this paper aims to investigate how the Teresian work deconstructs the classical notion of “autobiography”, eroding its theoretical premises. More precisely, it is to be shown that by radicalising the kenotic-charismatic logic unfolded in Paul of Tarsus’ Epistle to the Galatians through the decisive mediation of Augustine of Hippo’s Confessions, this work structures itself as an ambiguous heterobiography, capable of questioning the letrados’ ecclesiastic authority by confessing the author’s own life as an incomprehensible gift of Divine Grace. The doctrine of humildad, the foundation of Teresian oration, is revealed to be the trace of Teresa’s kenotic emptying, expropriated from the alterity of a totally other will.